Si terrà oggi il primo dei tavoli tecnici fra governo, istituti di credito, costruttori e proprietà edilizia annunciati dopo i vertici a Palazzo Chigi per discuetere di possibili modifiche all’intervento sul superbonus. In particolare le compensazioni destinate a riaprire il mercato dei crediti d'imposta prodotti dai bonus edilizi si concentreranno sugli F24 delle imprese e delle banche. Le certezze più solide riguardano per ora le voci che saranno escluse dal meccanismo: i contributi, che sono essenziali per il pagamento delle pensioni, e le tasse delle famiglie, che continueranno a seguire la loro strada tradizionale.
Quella delle compensazioni si conferma la via maestra per riaprire gli spazi fiscali da destinare alla circolazione dei vecchi crediti d’imposta, generati prima dello stop improvviso decretato dal governo la scorsa settimana. Tra l’esecutivo e le banche è in corso un fitto confronto sulla possibilità di partire proprio dalle tasse a carico degli istituti di credito: un plafond esaurito secondo i diretti interessati e ancora capiente, invece, nei calcoli elaborati dal ministero dell’Economia.
L’interesse manifestato a più riprese dal governo per i conti fiscali delle banche è dettato anche dall’esigenza, ribadita a più riprese dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, di offrire una risposta in tempi rapidi. Più rapidi, possibilmente, di quelli di conversione del decreto, che solo in Parlamento potrà ovviamente recepire le indicazioni elaborate dai tavoli tecnici.
L’idea, in sostanza, è quella di avviare subito le compensazioni tramite gli eventuali spazi disponibili degli istituti di credito, per poi allargare l'orizzonte ai cassetti fiscali delle imprese. Dal canto loro le aziende, come sottolineato iri dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi, sono pronte «a un’assunzione di responsabilità». Tra gli strumenti possibili per far incontrare domanda e offerta di crediti senza rischiare di creare problemi alle imprese più esposte c'è la creazione di una piattaforma digitale unica per gli scambi fra privati.
Difficile, in ogni caso, ipotizzare altre soluzioni ad ampio raggio. Perché tutto il lavoro sulle possibili integrazioni al decreto deve muoversi sul sentiero strettissimo di una finanza pubblica già messa sotto un forte stress dalla contabilizzazione dei crediti d'imposta che sarà indicata il 1° marzo da Eurostat e Istat. I calcoli relativi ai possibili impatti sui saldi di finanza pubblica sono ancora in corso, e devono fra le altre cose misurare anche l'effetto (non quantificato per ora) delle code del vecchio 110%, alimentato da chi ha presentato Cila o Cilas entro il 25 novembre, e delle detrazioni autorizzate nella prima metà di febbraio. In ogni caso il colpo più forte è atteso sui saldi del 2022, anno in cui il solo Superbonus ha totalizzato 50,9 miliardi di detrazioni: concentrando sull'anno di nascita l'intero ammontare dei crediti d’imposta da sconti edilizi, il deficit del 2022 potrebbe passare in area 9-10%, quasi raddoppiando il 5,6% indicato dall'ultima Nadef, mentre il 2021 potrebbe fermarsi poco sotto, ma comunque nettamente più in alto del 7,2% scritto nei documenti di finanza pubblica.
Tutto questo limita anche gli spazi per gli interventi parlamentari, che come confermato dal relatore alla Camera Andrea De Bertoldi (Fdi) si concentreranno soprattutto su Onlus e Iacp, oltre a veicolare le soluzioni dei tavoli tecnici. Gli emendamenti sono attesi per il 6 di marzo, ma l'esame entrerà nel vivo poco prima della fine del prossimo mese. Anche per questo il governo cerca dalle parti delle banche una possibile corsia anticipata.
(Fonte: ilsole24ore.com)