Lettera del presidente dell'Ance Buia: è un'emergenza, serve una clausola di revisione prezzi sui prodotti «caldi»
Costruttori ancora in allarme per gli effetti del caro-materiali sui cantieri delle grandi opere del Pnrr (e non solo). I decreti varati dal ministro Giovannini per riconoscere gli extra-costi sostenuti dalle imprese nel primo semestre del 2021 sono un primo aiuto, ma vengono considerati insufficienti a garantire la continuità dei lavori. Soprattutto guardando al "carico" delle opere da mettere in gara nei prossimi mesi per rispettare il calendario degli investimenti messo nero su bianco nel piano presentato all'Europa. Proprio quelle opere che rappresentano il vero valore aggiunto del Pnrr, rispetto a quelle gia finanziate in precedenza ma comunque inserite nel Recovery.
Il punto chiave, secondo quanto temono e denunciano i costruttori, è che i progetti delle opere che devono ancora andare in gara sono stati redatti sulla base di prezzari assai lontani dagli attuali valori di mercato, con la prospettiva di non poter neppure beneficiare delle norme sulla compensazioni varate dai decreti del Mims che si riferiscono soltanto ai cantieri già in corso. L'allarme è contenuto in una lettera che il presidente dell'Associazione nazionale costruttori (Ance) Gabiele Buia ha spedito alle principali stazioni appaltanti (Ferrovie, Rfi e Anas), ai sindaci dell'Anci, al presidente della Conferenza delle Regioni, ai Provveditorati al presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Con una proposta: «Trovare una soluzione di tipo emergenziale per i bandi pubblicati negli ultimi mesi ed ancora in corso».
L'idea è quella di introdurre «almeno per i materiali interessati dagli incrementi» di prezzo riconosciuti dal Mims e elencati nel decreto sulle compensazioni una clausola di revisione prezzi in grado di sterilizzare i rischi a carico degli appaltatori. L'alternativa, che prospetta Buia, sottolineando di aver informato della questione anche il premier Mario Draghi e il ministro Giovannini, fa capire quanto sia grave il rischio di un blocco dei lavori. Senza prevedere la possibilità di aggiornare in corsa i prezzi dei materiali più "caldi" «tali bandi andrebbero sospesi e rilanciati a gennaio sulla base di nuovi prezzari aggiornati, perdendo si un paio di mesi ma almeno assicurando la fattibilità dei relativi lavori».
Per i bandi di gara da pubblicare nei prossimi mesi i costruttori ritengono invece indispensabile che i prezzi posti a base di gara siano in linea con le quotazioni di mercato. «È inaccettabile la prospettiva di gare sottocosto perché tanto "si troverà sempre qualcuno che farà un offerta" o perché qualcuno possa pensare che tanto "il problema un giorno rientrerà"», attacca Buia. Secondo il presidente dell'Ance, inoltre, «l'effettivo aggiornamento dei prezzi andrebbe accompagnato dall'introduzione di una revisione prezzi strutturale, sul modello di quella adottata in altri paesi europei, che garantisca l'equilibrio contrattuale prevedendo adeguamenti al rialzo e al ribasso secondo i movimenti dei materiali».
Problematico, per usare un eufemismo, lo scenario prospettato da Buia in assenza di nuovi prezzari e di una deguamento degli importi messi a base d'atra per realizzare le opere. Senza interventi «verranno compromesse non solo la possibilità di formulare offerte congrue e di conseguenza la possibilità di partecipazione alle gare da parte di molte imprese, ma soprattutto quella di garantire un regolare avanzamento delle opere da realizzare e quindi il rispetto dei cronoprogrammi oggi stabiliti». Una scelta di questo tipo, «con la pubblicazione di bandi o l'affidamento di opere sottocosto», sottolinea Buia, sia pur «già fatta per alcune gare recenti (sia Pnrr che non)» sarebbe del tutto irresponsabile «per le decine di miliardi di gare in arrivo perché produrrà soltanto un'esplosione del contenzioso, impedendo al ontempo gli investimenti in sicurezza, sostenibilità ed innovazione di cui il Paese ha bisogno».
Buia fa l'esempio del tondino di ferro, uno dei materiali più utilizzati in cantiere. «In gare bandite di recente il prezzo del tondino andrebbe incrementato in misura superiore all'80% per portare il valore del prezzario in linea con il corrente prezzo di mercato - si legge nella lettera - . Si può pensare che possano essere le imprese a farsi carico di questa differenza? È evidente come un lavoro aggiudicato a tali condizioni non sarà poi avviato».
«Non si tratta di concedere misure "a sostegno" delle imprese - sottolinea il presidente dell'Ance - ma semplicemente di porre in essere le condizioni di base per poter affrontare la sfida che abbiamo davanti. Non procedere in questo modo - conclude Buia - significherebbe chiedere, ancora una volta, alle imprese italiane di garantire l'eccellenza nella realizzazione delle opere offrendo però loro le condizioni economiche e contrattuali dei Paesi più arretrati al mondo, oltre che porre in serio dubbio la realizzabilità di opere di cui il Paese ha assoluto bisogno».
(Fonte: ilsole24ore.com)